Passenger Venezia by AA.VV

Passenger Venezia by AA.VV

autore:AA.VV. [AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Iperborea
pubblicato: 2023-10-26T00:00:00+00:00


Gwenda in cucina e il suo tatuaggio che raffigura lo skyline di Venezia con alle spalle le montagne di casa del suo Trentino.

Gwenda è arrivata a Venezia nel 2005 per frequentare l’Accademia di Belle arti e, dopo aver lavorato nei call center, come addetta alle pulizie negli alberghi, come artigiana dipendente di una bottega storica di maschere, adesso è lei ad avere un negozio. Era uno storico negozio di magia in cui ha iniziato come commessa. Ha deciso di prendere in affitto l’attività a settembre 2019, due mesi prima dell’acqua granda che ha portato la marea a 187 centimetri sopra il livello del mare, causando danni enormi a gran parte della popolazione. Impavida, ha comprato la licenza a gennaio 2020, due mesi prima che l’Italia intera diventasse zona rossa. Adesso che il numero degli abitanti del centro storico di Venezia è, per la prima volta, sceso sotto la soglia dei cinquantamila, ha deciso di prendere la residenza. Le chiedo ma, esattamente, perché ci tieni così tanto a vivere qui? Gwenda, oltre che sorridente, è anche una persona pragmatica. Dunque risponde: «Perché con la residenza le bollette costano molto meno, perché tra poco mi scade la Carta Venezia e non ho intenzione di pagarla uno sproposito, perché ho già perso troppi incentivi per il negozio e, infine, perché non voglio tornare indietro. Qui ho trovato le mie persone. Venezia mi ha accolta, e se Venezia ti accoglie, ti accoglie bene.» Dice di non tenere alla sacralizzazione della città storica, che i luoghi li fa la rete sociale e che questa alchimia si sarebbe potuta creare anche altrove. Tuttavia si è creata proprio qua, e sull’avambraccio destro ha un tatuaggio piuttosto indicativo. Raffigura lo skyline di Venezia, con alle spalle la sagoma delle montagne trentine così come si vedono dalla finestra di casa di sua nonna. «Sono le mie due case e le porto sempre con me.»

Non so se sia sempre stato così, ma da che la conosco, a Venezia le luminarie di Natale vengono tirate giù dopo Pasqua. La sera dell’aprile 2023 in cui hanno iniziato a smontare quelle di piazza San Marco mi trovavo, per l’ennesima volta, ospite di passaggio in una città non più mia. Era molto tardi. Raggiungevo la basilica prendendola alle spalle, dalla piazzetta dei Leoni, e decidevo di non volerla neanche guardare in faccia. Mi sono subito infilata sotto l’arco della Torre dell’orologio e ho tirato dritto, stupendomi nel vedere davanti a me, a quell’ora, due operai arrampicati su scale altissime. Facevano calare le file di luci, che scendevano da un lato e dall’altro della calle come tende da attraversare per sparire nelle quinte di un teatro. L’orologio della torre batteva le due di notte. Tutto quello che sentivamo non faceva che ripetere alcune parole che Iosif Brodskij scrive attorno alla fine di Fondamenta degli incurabili, e che dicono più o meno: «In tutti questi anni, in questa serie di lunghe soste e brevi soggiorni, credo di essere stato felice e infelice in egual misura.»



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